In piazza per la Palestina. 12 aprile a Milano

Sono passati ormai 18 mesi da quando è cominciata la macelleria su larga scala in tutto il territorio della Striscia di Gaza e in Cisgiordania ad opera dell’esercito israeliano. Una punizione collettiva che avrebbe fatto inorridire chiunque per l’efferatezza delle violenze su civili, bambini, scuole, ospedali. Perfino le associazioni umanitarie che faticosamente aiutano la popolazione sofferente vengono colpite. Inoltre, alla faccia del diritto internazionale, il governo israeliano ha occupato pezzi di Siria e Libano. L’uso indiscriminato del terrorismo viene permesso senza che questo susciti neanche una parvenza di disgusto da parte dei cosiddetti paesi democratici. Pensiamo solo all’operazione dei cercapersone imbottiti di esplosivo e fatti esplodere in modo indiscriminato che hanno ferito e ammazzato chiunque fosse nelle vicinanze degli obiettivi.

La manifestazione per la Palestina di sabato 12 aprile a Milano (con partenza in Piazza duca D’Aosta, la piazza della Stazione Centrale) è stata fortemente voluta dal sindacalismo di base e dalle associazioni che in questi 18 mesi non hanno mai smesso di lottare, di denunciare il genocidio della popolazione di Gaza. Siamo, credo, al settantesimo corteo contro il genocidio a Gaza.

La grande partecipazione, prevista già nelle assemblee organizzative che si sono tenute, potrebbe far sperare nella possibilità di un cambiamento di passo sulla questione palestinese, ma anche sulla situazione internazionale in generale. Tutti i lettori e le lettrici di UN hanno ben chiaro quanto la situazione internazionale sia disastrosa e la possibilità di una guerra non sia mai stata così vicina. La rincorsa al riarmo dell’Europa, portandoci di fatto in una economia di guerra, ci obbliga tuttu a partecipare attivamente perché la situazione non precipiti sopra le nostre vite e sopra quella di tutti gli sfruttati/le sfruttate. Crediamo sia importante, anzi vitale, che si spinga verso uno sciopero generale vero contro il riarmo, contro la guerra e per la riconversione delle fabbriche di morte. La proposta dello sciopero generale internazionale contro la guerra a partire dal territorio dove si vive dovrebbe essere riproposto sempre e in ogni occasione. Anche se oggi sembra di difficile attuazione, è e rimane lo strumento più formidabile per incrinare il muro del militarismo.

Altro elemento per me importante è il paradigma nazionale che purtroppo con la Palestina si sta ripercuotendo sulla Palestina stessa: l’unità delle lotte in quell’area è doverosa, la questione palestinese e la situazione curda sono inscindibili. L’internazionalismo dovrebbe essere come il pane quotidiano. Il fallimento degli stati nazionali e la conseguenza della crescita di nazionalismi danno oramai la cifra del fallimento di queste pratiche distopiche.

Credo che oggi la situazione vada affrontata da un punto di vista di classe, con il conseguente bisogno di abbattimento di stati e frontiere. Credo che slogan come “Palestina Immortale” a qualsiasi persona con senso critico e materialista della storia dovrebbe far venire i brividi.

Essere in tanti alla manifestazione del 12 è importante, ma anche esserci con parole che uniscono i proletari/le proletarie di ogni dove…Nostra Patria è il Mondo Intero non è solo uno slogan, ma un imperativo imprescindibile.

In piazza per lo sciopero generale!

Anto D.

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